Hichiriki

Strumenti musicali Giapponesi

 

Hichiriki
Lo hichiriki è uno strumento a fiato ad ancia doppia esterna del tipo dell'oboe, della bombarda rinascimentale e della ciaramella usata nella musica popolare. È piuttosto corto (18 cm) ma ha canneggio cilindrico leggermente strozzato (il diametro interno varia da 15 mm all'estremità superiore a 10 mm all'estremità inferiore) per cui emette suoni più bassi di un'ottava rispetto a strumenti a fiato di uguale lunghezza con canneggio conico.
Ha nove fori per le dita, sette anteriori e due posteriori, ma il foro posteriore inferiore non viene mai usato nella pratica esecutiva odierna (cioè viene sempre tenuto chiuso con il pollice della mano destra). Il tubo dello strumento è laccato internamente in rosso o in nero. L'estensione dello strumento è limitata a poco più di un'ottava.
L'ancia dello strumento, costruita con canna essicata, è abbastanza grande (lunga circa 6 cm): i suoi due lati sono tenuti insieme da una piccola molletta di legno e da una striscia di carta di riso avvolta attorno all'estremità inferiore (quella che si inserisce nella testa dello strumento). Prima dell'esecuzione l'ancia viene ammorbidita immergendola in tè verde.
Variando la pressione delle labbra sull'ancia e la pressione del soffio l'esecutore può produrre ampie escursioni di intonazione; pertanto l'intonazione della nota è data da una combinazione di diteggiatura e pressione sull'ancia e molte posizioni della diteggiatura servono per ottenere particolari effetti timbrici piuttosto che per l'intonazione. Agli orecchi occidentali tali variazioni di altezza (che sono comuni anche alla tecnica di altri strumenti a fiato come ad esempio i flauti traversi) possono sembrare stonature ma in realtà sono un elemento importante dell'estetica musicale giapponese e come tale vengono ricercate e dosate con precisione (basta pensare al fatto che, in un ensemble di più strumenti uguali, esse vengono eseguite all'unisono); nel caso dello hichiriki un effetto frequentemente usato consiste nell'attaccare la nota con un'intonazione più bassa ed innalzarla progressivamente in un ampio portato, ottenuto cambiando la pressione delle labbra sull'ancia.
Un altro effetto usato frequentemente consiste nel tappare brevemente un foro aperto con un colpo leggero ma deciso del dito, rialzando poi il dito subito dopo; in questo modo all'emissione della nota principale viene intercalata per un breve istante l'emissione di una nota più grave. L'effetto risultante con questa tecnica (denominata betsu) è quindi simile a quello dell'abbellimento che nella musica occidentale viene chiamato mordente inferiore, tranne che in questo caso anche il suono (pop) del dito che chiude il foro è chiaramente udibile.

Hikiriki
 

Hichiriki

 
Ancia di hichiriki completa di fermaglio e cappuccio protettivo
montata (a sinistra) e smontata (a destra)

APPUNTI STORICI
Lo hichiriki è simile al piri coreano, venne Importato dalla Cina attorno all'anno 600 d.C. in varie taglie, ma solo una delle più piccole si è affermò in Giappone. Inizialmente nel periodo Nara venne usato all'interno del tôgaku, ma per il suo timbro piacente ai giapponesi dell'epoca venne utilizzato anche in altri generi di gagaku e musica vocale composta (rôei e saibara ). In epoca Nara erano utilizzati in Giappone due tipi di hichiriki: uno hichiriki grande (basso) ed uno hichiriki piccolo (di tessitura più acuta).
Lo hichiriki grande è però caduto in disuso verso la metà del periodo Heian e lo strumento giunto fino a noi è in effetti lo hichiriki piccolo (oggi chiamato semplicemente hichiriki).
 

Riferimenti delle note al pentagramma in scala di violino

Diteggiatura dello hichiriki.
 I fori chiusi sono indicati da un cerchio nero, quelli aperti da un cerchio bianco; i cerchi gialli corrispondono ai fori che sono utilizzati per produrre l'effetto chiamato betsu.
I numeri posti alla sinistra della tavola indicano le dita usate per chiudere i fori (da 1 = pollice a 5 = mignolo). I pollici (1) chiudono i due fori posti sulla parte inferiore dello strumento, tutte le altre dita i fori superiori.
In alto sono riportati i simboli con cui le posizioni sono indicate nelle partiture per lo strumento e la rispettiva pronuncia (alcuni simboli hanno pronunce alternative).
In basso sono indicate le note per cui la posizione viene utilizzata (le note principali sono indicate da una linea continua, quelle secondarie da una linea tratteggiata).

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