Storia della religione shintoista
Periodo preistorico
Le origini dello Shintoismo non sono certe, ma pare che si sia sviluppato alla
fine dell'ultimo periodo Jomon. E' con la colonizzazione delle popolazioni
dell' Asia centrale e dell'indonesia, socialmente strutturate in tribù che si
sviluppano prime forme di devozioni con rituali à Divinità proprie e senza
alcuna correlazione fra un culto locale e l'altro.
In seguito, all'ascesa degli antenati dell'odierna famiglia imperiale giapponese
andò probabilmente a crearsi un pantheon stabile.
Relazioni
con il Buddhismo
L'introduzione della scrittura nel V secolo e del Buddhismo nel VI secolo
ebbero un profondo impatto nello sviluppo di un sistema unificato di credenze
shintoiste. Vennero scritti il Kojiki e Nihonj.
Questi resoconti realizzati con una duplice finalità: innanzitutto
per favorire l'introduzione di temi taoisti, confuciani e buddhisti nella
narrativa, mirati a impressionare i Cinesi dimostrando che la cultura giapponese
non era inferiore alla loro; in secondo luogo queste narrazioni erano volte a
legittimizzare e supportare la casata imperiale, facendola discendere dalla dea
del Sole Amaterasu.
Con l'introduzione del Buddhismo e la sua rapida adozione a corte, divenne
necessario spiegare l'apparente differenza tra il credo nativo giapponese e gli
insegnamenti buddhisti.
In
effetti lo Shintoismo non ebbe un nome fino a che non divenne necessario
distinguerlo dal Buddhismo.
Quest'ultimo non penetrò spazzando via la precedente fede giapponese, ma
al contrario contribuì alla sua consolidazione. Esso legittimò infatti tutti gli
dèi giapponesi, considerandoli come entità sovrannaturali intrappolate nel ciclo
delle rinascite. Questa spiegazione venne più tardi sfidata dalla corrente Kukai
che considerava i kami come incarnazioni speciali del Buddha stesso. Per esempio
collegò la dea del Sole, e antenata della famiglia imperiale, Amaterasu, a
Dainichi Nyorai, una manifestazione del Buddha, il cui nome significa
letteralmente "Grande Buddha Solare". Secondo questo punto di vista i kami erano
semplicemente Buddha con un altro nome.
Parallelamente alla teologia anche i due sistemi di valori andarono
progressivamente a supportarsi e a scambiarsi elementi: c'è infatti una forte
compatibilità tra gli insegnamenti naturalistici dello Shintoismo e quelli
compassionevoli del Buddhismo. La coesistenza e amalgama di Buddhismo e
Shintoismo dai punti di vista dello Shinbutsu Shugo e del sincretismo ebbe larga
diffusione fino alla fine del Periodo Edo. A quell'epoca nacque un rinnovato
interesse negli studi giapponesi (Kokugaku), forse come risultato
della politica del paese chiuso. Nel XVIII secolo con vari studiosi giapponesi,
in particolare Motoori Norinaga (1730 - 1801), ci furono vari tentativi di
separare lo Shintoismo dalle influenze straniere. I tentativi non ebbero grande
successo, sin dall'epoca del Nihonshoki, quando parti della teologia e
del creazionismo shintoista vennero prese esplicitamente in prestito dalla
dottrina cinese (per esempio le divinità procreatrici Izanami e Izanagi furono
comparate alle energie del Tao, Yin e Yang). Questi tentativi prepararono
comunque il terreno per l'introduzione dello Shintoismo di Stato, in
seguito alla Restaurazione Meiji, con il quale Shintoismo e Buddhismo furono
ufficialmente separati.
Le leggende mitologiche, enfatizzate dallo Shintoismo di Stato.
Shintoismo di Stato
In seguito alla Restaurazione Meiji lo Shintoismo venne proclamato religione
ufficiale del Giappone e nel 1868 la sua combinazione con il Buddhismo venne
resa illegale. In questo periodo molti studiosi del Kokugaku iniziarono a
vedere lo Shintoismo come mezzo attraverso cui unificare il Paese ed aumentarne
la devozione all'imperatore, per velocizzare il più possibile il processo di
modernizzazione.
Lo shock psicologico delle navi nere e il conseguente collasso dello
shogunato convinsero molti che solo una nazione unita avrebbe potuto resistere
alla colonizzazione dei popoli stranieri. In conseguenza di ciò lo Shintoismo
venne utilizzato come strumento per promuovere l'adorazione dell'imperatore (e
quindi della propria nazione) e venne esportato nei territori conquistati come
l'Hokkaido e la Corea. Nel 1871 venne istituito un
Ministero delle divinità
e i templi shintoisti vennero divisi in dodici livelli con sede centrale al
tempio di Ise (dedicato ad Amaterasu e perciò simboleggiante la legittimità
della famiglia imperiale). Negli anni seguenti il Ministero delle
divinità venne rimpiazzato da una nuova istituzione, il
Ministero della religione,
incaricato di guidare l'istruzione allo shushin (letteralmente "sentiero
morale"). Questo fu uno dei maggiori capovolgimenti dall'epoca del Periodo Edo.
I preti iniziarono ad essere eletti ufficialmente, retribuiti ed incaricati
dallo Stato di istruire i giovani attraverso una forma di teologia shintoista
basata sulla storia mitologica della casata imperiale e dello Stato giapponese.
Con il passare del tempo lo Shintoismo venne utilizzato sempre più per
enfatizzare i sentimenti nazionalisti popolari. Nel 1890 venne promulgato il
Kyoiku Chokugo (Rescritto imperiale sull’educazione) che richiese agli
studenti di recitare ritualmente il giuramento di offrire sé stessi
coraggiosamente allo Stato, così come di proteggere la famiglia imperiale.
La pratica dell'adorazione dell'Imperatore venne ulteriormente diffusa dalla
distribuzione di ritratti imperiali come oggetti di venerazione esoterica.
Questo utilizzo dello Shintoismo diede al patriottismo giapponese una tinta di
misticismo speciale e di introversione culturale, che divenne sempre più
pronunciata con il passare del tempo. Questo processo continuò a consolidarsi
durante il periodo Showa prima di arrestarsi bruscamente nell'agosto 1945, con
la separazione tra Stato e Chiesa shintoista. Ironicamente, l'invasione
dell'Occidente così temuta all'inizio dell'epoca Meiji era infine arrivata, in
parte a causa della radicalizzazione del Giappone permessa dalla sua compattezza
religiosa.
La riforma moderna
L'era dello Shintoismo di Stato si chiuse bruscamente con la fine della seconda
guerra mondiale. Poco dopo la fine della guerra l'imperatore annunciò
pubblicamente la rinuncia al suo stato di divinità terrena e smentì la
discendenza della famiglia imperiale dalla dea Amaterasu. In conseguenza ai
risultati della guerra molti giapponesi conclusero che la causa della sconfitta
fosse stata la hubris dell'Impero. La brama di territori stranieri accecò
i loro leader esaltando l'importanza della loro patria.
Nel periodo successivo alla guerra comparvero numerose Shinshukyo (nuove
sette religiose), molte delle quali ostensivamente basate sullo Shintoismo.
Successivamente alla guerra lo Shintoismo insistette con meno importanza sulla
mitologia e il mandato divino della famiglia imperiale. Invece i templi
tendettero a focalizzarsi su attività sociali, volte ad aiutare le persone
ordinarie nel migliorare le proprie condizioni o sé stessi, mantenendo buone
relazioni con gli antenati e gli dèi. Successivamente alla guerra la pratica
generale dei rituali shintoisti non è decrementata. La spiegazione normalmente
data per questa anomalia è che in seguito alla dismissione dello Shintoismo di
Stato, la religione è ritornata alla sua posizione tradizionale, culturalmente
radicata, piuttosto che imposta. In ogni caso lo Shintoismo ed i suoi valori
continuano ad essere una componente fondamentale della vita e della mentalità
giapponese
Classificazione e struttura religiosa
Lo Shintoismo è una religione difficile da classificare. Da una parte può essere
considerata meramente come una forma molto organizzata di animismo, ma la
presenza di una mitologia definita la rende più una religione politeista con
tratti sciamanici. La vita dopo la morte non è una preoccupazione primaria e
viene data un'enfasi maggiore al trovare l'armonia in questo mondo, invece che
nel prepararsi al successivo. Lo Shintoismo non possiede insiemi vincolanti di
dogmi, un luogo santo sopra tutti gli altri da adorare, nessuna persona o kami
considerato più sacro degli gli altri, e nessun insieme definito di preghiere.
Lo Shintoismo è piuttosto una collezione di rituali e metodi, intesi a mediare
le relazioni tra gli esseri umani e i kami. Queste caratteristiche conferiscono
allo Shintoismo un carattere di completezza semplice ed efficace,
caratteristiche che gli consentono di sopravvivere tuttoggi, facendone una
religione importante e millenaria. Queste pratiche si sono originate
organicamente in Giappone nel corso di molti secoli e sono state influenzate dal
contatto con le religioni straniere, soprattutto cinesi. Da notare per esempio,
che la parola Shinto è essa stessa di origine cinese e che molte delle
codifiche della mitologia shintoista vennero costituite con lo scopo esplicito
di rispondere all'influenza culturale cinese. Nella stessa maniera lo Shintoismo
ha avuto, e continua ad avere, un'influenza dominante sulla pratica di altre
religioni in Giappone. In particolare si potrebbe anche discuterlo sotto la voce
Buddhismo giapponese, poiché le due religioni hanno esercitato una profonda
influenza l'una sull'altra per tutta la storia del Giappone. Alcuni ritengono
che lo Shintoismo fu strumentalizzato per la legittimizzazione ideologica
durante la fase militaristica che seguì la Restaurazione Meiji. Poiché lo
Shintoismo non possiede fonti di autorità assoluta, alcuni ritengono che fu
un'espressione naturale delle credenze del popolo, sfruttate dai nazionalisti
radicali che desideravano unificare il Giappone. Altri si chiedono se l'enfasi
posta dallo Shintoismo sull'eccezionalità giapponese non abbia reso inevitabili
questi sviluppi. Anche oggigiorno, alcune fazioni di estrema destra della
società giapponese, vogliono che si enfatizzi maggiormente lo Shintoismo e si
incrementi la reverenza mostrata all'imperatore, come parte di un progetto per
portare il Paese nel suo giusto posto come nazione guida del mondo.
Nonostante ciò, per la maggior parte dei giapponesi, seguire lo Shintoismo non
significa esprimere disprezzo per le altre nazioni, ma piuttosto esprimere il
proprio amore per la natura del Giappone e di tutto il mondo, delle persone e
degli spiriti e divinità che lo abitano.
Tipi di Shintoismo
Si possono riconoscere essenzialmente cinque espressioni dello Shintoismo.
Queste non vanno considerate come vere e proprie correnti a se stanti, ma più
che altro delle differenti forme di culto tutte volte al medesimo obiettivo,
ovvero giungere alle medesime verità. Casi particolari sono tuttavia quelli
dello Shintoismo settario e di quello di Stato. Shintoismo imperiale (Koshitsu
Shinto): questo termine indica i riti eseguiti dall'imperatore per venerare
la miriade di kami e in particolare la dea Amaterasu Omikami, al fine di
assicurare la continuità dello stato, la felicità del popolo e la pace mondiale.
Questi riti sono indipendenti da quelli dello Shintoismo templare.
Shintoismo templare (Jinja Shinto): questo termine indica lo Shintoismo
istituzionalizzato (nato subito dopo la caduta dello Shintoismo di Stato),
fondato sul culto all'interno dei templi jinja. É in generale lo
Shintoismo organizzato e rappresenta infatti il cardine di tutte le attività
religiose e persino degli altri filoni della religione shintoista. Anche se
venne instaurato solo nel secolo scorso, le sue radici si fissano nella
preistoria. Quasi tutti i templi sono membri della Jinja Honcho, Associazione
dei templi shintoisti. Shintoismo settario (Shuha Shinto o Kyoha): è
composto dai tredici gruppi (Urozumikyo, Shintoismo Shuseiha, Izumo
Oyashirokyo, Fusokyo, Jikkokyo, Shinshukyo, Shintoismo Taiseikyo, Ontakekyo,
Shintotaikyo, Misogikyo, Shinrikyo, Konkokyoed) ed il Tenrikyo
(che però nel 1970 ha formalmente dichiarato di non essere una forma di
Shintoismo) formatisi durante il XIX secolo, quando i templi shintoisti vennero
separati dalle altre istituzioni religiose ed usati per condurre riti e
celebrazioni sotto la direzione dello Stato (lo Shintoismo di Stato).
Shintoismo popolare (Minzoku Shinto): è la forma praticata dalla gente
senza essere formalizzata; include le numerose, ma frammentate, credenze
popolari in spiriti e divinità. Le pratiche includono divinazione, esorcismo e
guarigioni sciamaniche. Alcune di queste pratiche provengono dall'influenza del
Taoismo, del Buddismo e del Confucianesimo, altre sono diretta espressione delle
tradizioni locali.
Shintoismo di Stato (Kokka Shinto): fu il risultato della Restaurazione
Meiji e della caduta dello shogunato. Tentò di purificare lo Shinto abolendo
molti ideali buddhisti e confuciani. Secondo la maggior parte delle opinioni fu
un tipo di Shintoismo fortemente monopolizzato, a volte addirittura talmente
distorto da perdere i suoi significati ed insegnamenti religiosi divenendo una
mera forma di nazionalismo. In seguito alla sconfitta giapponese nella seconda
guerra mondiale venne abolito e l'imperatore forzato a rinunciare al suo status
di divinità.
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