Carpa Kohaku

TANTE TANTE BOLLE FA'... UNA LEGGENDA
Prefettura di Niigata, Giappone. Distretto di Yamakoshi, 10 Km dalla città di Nagaoka, nella parte centro settentrionale dell’isola di Honshu. In questa zona remota circondata dai rilievi montuosi, in cui d’inverno cadono fino a sei metri di neve, comincia intorno al 1600 d.C. la storia della carpa Koi.

All’inizio era la carpa ancestrale nera. I ricchi proprietari terrieri della zona importarono questi pesci dalla Cina, in cui venivano allevati fin dal 2100 avanti Cristo, per immetterli nei grandi bacini di irrigazione e utilizzarli come sostituto alimentare del riso durante i gelidi mesi invernali. Prima delle grandi nevicate, che avrebbero reso impossibile la pesca delle carpe nei laghi, i pesci venivano raccolti e immessi in piccoli stagni situati vicino alle abitazioni, in modo che fossero facilmente disponibili. Nel corso degli anni, tra la moltitudine di carpe comuni iniziarono a comparire, in seguito a mutazioni spontanee, esemplari colorati: nelle reti a volte si trovavano giovani con riflessi rossi, bluastri o con macchie caratteristiche, a cui era risparmiata la vita.

Nel diciottesimo secolo i continui incroci tra carpe colorate (che ormai venivano allevate più come animali ornamentali che come fonte alimentare) e tra queste e le carpe comuni avevano dato luogo a varietà assai ricercate: a tinta unita rossa o gialla e a squama di tartaruga, ossia con grosse squame ricche di particolari riflessi di colore. Quest’ultima varietà pare sia nata dall’incrocio con carpe a specchio presenti negli allevamenti.

Con il passare degli anni, con l’aumento delle varietà disponibili e la loro diffusione in tutto il Giappone, le carpe ornamentali divennero pesci molto popolari. Da una parte all’altra del Paese gli allevatori si scambiavano esemplari ed effettuavano incroci.

Nel 1830, dall’accoppiamento tra un Koi rosso ed uno bianco nacque uno splendido esemplare bicolore: probabilmente il progenitore di tutti gli attuali Kohaku, Koi biancorossi, tra i più costosi. Nel 1917, oltre alla varietà Kohaku venivano definiti gli standard di Sanke (bianco e rosso, con macchie nere), Showa (colore di base nero) e Gin Rin (bianco e rosso, con squame bordate di nero).

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale (1941), gli allevamenti di Koi subirono ovviamente un tracollo: i pesci ricominciarono ad essere guardati come preziosa fonte di cibo e molti vivai scomparvero. Dopo il conflitto sembrava impossibile riprendere la produzione. Ma gli allevatori di Niigata erano molto ostinati: alcuni avevano nascosto qualche esemplare particolarmente bello in vasconi di fortuna. Così, con un poco di pazienza, gli allevamenti furono riorganizzati e si diffusero quindi a macchia d’olio.

Tra gli anni sessanta-settanta i Koi cominciano a viaggiare per il mondo dove vengono venduti come pesci ornamentali da laghetto.